Tirocinio in Costa Rica: l’esperienza di un giovane collega

Indice dei contenuti

Condividiamo con voi l’esperienza di un collega, Emilio Ruffolo, che ha svolto il suo tirocinio in Costa Rica.

Un esempio per molti di voi che vogliono vivere il sogno di fare lo psicologo all’estero.

Vi comunichiamo che, in merito a questo tema, l’Associazione sta organizzando un importante convegno in sinergia con altre Associazioni di Giovani Professionisti Italiani.

Continuate a seguirci per saperne di più.

Aspettiamo i vostri feedback.

Buona lettura!

 

Tirocinio nel nuovo mondo

Gentili colleghi neolaureati alle redini dell’indomabile cavallo del futuro, coraggiosi laureandi che nella
stagione in cui la natura esplode avete deciso di mettervi all’ombra di pesanti volumi, appassionati studenti
dei corsi di psicologia e tu: quelli che, percorrendo gli imprevedibili sentieri della vita, si trovano, sono
prossimi o dovranno affrontare il tirocinio professionalizzante di psicologia regalo un consiglio spassionato:
andate a farlo in Costa Rica (o comunque in America Latina).

Io mi sono laureato in psicologia clinico-dinamica l’anno scorso ed avevo il desiderio di andare a vedere il
Costa Rica. Ho cercato quindi la strada per sposare piacere e dovere ed ho avuto la fortuna di riuscire a
pianificare la metà del mio tirocinio presso la Escuela de Psicología de la Universidad Latina de Costa
Rica (due sono – almeno erano fin all’anno scorso – le restrizioni per chi vuole fare un tirocinio fuori dalla
comunità europea: si possono fare solo 500 ore delle 1000; il tirocinio deve essere svolto presso una
università).

La scelta del Costa Rica, così come della Universidad Latina, sinceramente parlando non rispondevano a
criteri di ricerca dalla migliore offerta per la mia preparazione professionale. Volevo andare in Costa Rica
perché mi affascinava quanto leggevo di questo paese: la sua natura prepotente e varia, il clima caldo, la
sostenibilità, il suo ottimo posizionamento nelle classifiche stilate con diversi indici di felicità. Mi affascinava
l’idea di andare in un paese dove pensavo si fosse trovato un buon equilibrio tra uomo e natura, dove
magari la vita non costava troppo e dove, magari, mi sarei potuto anche stabilire per il resto dei miei giorni.

Per quanto riguarda il tirocinio ero disposto a fare qualsiasi cosa, quello che realmente mi interessava era
trovare una istituzione universitaria disposta ad accogliermi per inseguire il mio desiderio.

Non vi nascondo che La Escuela de Psicología de la Universidad Latina aveva già gonfiato le mie aspettative
per la presenza della clínica, all’interno della quale mi dicevano avrei speso la maggior parte delle ore del
tirocinio, prima attraverso una attività di “shadowing” degli studenti che frequentavano la clinica in qualità
di terapeuti e poi prendendomi carico personalmente di alcuni casi. L’altra parte del tirocinio che mi
proponevano era quella della ricerca.

La clinica de la Università è un laboratorio clinico per gli studenti del corso magistrale di “Psicología con
énfasis en Clínica”. L’Università, infatti, in Costa Rica, forma terapeuti. Il laureato del corso magistrale di
psicologia, deve fare l’equivalente del nostro esame di stato successivamente al quale è considerato uno
psicoterapeuta. Si potrebbe dire che la loro magistrale è come la nostra scuola di specializzazione, lezioni
teoriche, certo, ma anche molto “tirocinio clinico” e supervisione.

La clinica è gestita da un professore con l’incarico di direttore e da 5 studenti scelti dal corpo docente che
svolgono un periodo di tirocinio molto intenso in cui affiancano alla classica preparazione accademica
l’esercizio gratuito della professione di terapeuta, la supervisione e la gestione amministrativa della clinica;
questo tirocinio varrà loro come prova finale per avere la laurea.

Insomma, superati gli ostacoli legali per firmare la convenzione – ostacoli che, qualora andaste nelle stessa
università non incontrerete poiché adesso è già convenzionata – tre mesi dopo la mia laurea, mi trovavo
nella clinica. Il giorno successivo mi trovavo per la prima volta in consultorio con uno collega studente che
faceva terapia al primo paziente che si rivolgeva a me come terapeuta! In meno di un mese lo shadowing
sfumò nel ruolo di co-terapeuta; 1 mese dopo mi fu affidato il primo caso a cui, subito dopo, seguirono
diversi altri.

Conservo e credo che conserverò a lungo uno splendido ricordo di quei giorni: ho affrontato le
mie paure di contatto con le persone nel ruolo di psicologo, anzi, ancora peggio, di psicoterapeuta (vi lascio
immaginare in che condizioni ero quando ho ricevuto il mio primo caso solo); ho avuto l’occasione di
traslare la teoria sul territorio della pratica così da poter notare dove la mia mappa teorica mi permetteva di
fare ipotesi costruttive e dove invece presentava lacune; di confrontarmi con colleghi in un ambiente
internazionale; di avere le supervisione di professori con una lunga esperienza clinica e che facevano
riferimento alle scuole più diverse, tutti aperti al confronto e interessati a nuove proposte e, the last but not
the least, di avere una idea di come possa essere una giornata tipo di uno psicoterapeuta, di quanto possa
essere soddisfacente, sfiduciante e a volte stancante.

Durante il tirocinio inoltre ho seguito qualche lezione di intervento clinico (sistemico, terapia di coppia,
gestalt, un caso di abuso), ho tenuto una piccola conferenza e ho avuto occasione di visitare l’Hospital
Psiquiátrico Chacón Paut. Per quanto concerne la parte della ricerca non vi nascondo che non fu per niente
esaltante ma d’altro canto il tirocinio perfetto sembra ancora che non l’abbiano inventato.

Inoltre ho viaggiato molto, tenendo un profilo basso è possibile farlo con pochi soldi. Ho visto posti stupendi
e incontrato le persone più diverse, godendo di tutto quello che può venire quando ci si trasferisce in comunità tanto lontane e per alcuni aspetti tanto diverse.

Oggi mi ritrovo a confrontare questa prima parte di tirocinio con quella che sto svolgendo adesso presso un
Centro di Salute Mentale e mi viene la nostalgia di quella terra lontana.

Naturalmente non sono a conoscenza di cosa vi abbiano proposto di fare per il vostro $rocinio
professionalizzante, spero che voi siate e sarete coinvolti in progetti interessanti e formativi all’interno
dei confini della nostra bella nazione. La mie esperienza mi dice che per uno studente italiano di psicologia
interessato alla clinica il tirocinio in Costa Rica – e chissà in quale altra parte del mondo – è una cosa molto
interessante poiché si configura, a mio parere, come una esperienza difficilmente ripetibile nello stivale per
cui fateci un pensiero. L’opportunità si rivela ghiotta anche per quanti hanno approfondito l’area dello
sviluppo, infatti all’interno della clinica è possibile scegliere a quale popolazione maggiormente dedicarsi e
vi assicuro che le richieste per bambini sono numerose.

Se aveste remore dovute alla non conoscenza dello spagnolo il mio invito è di non temere, io non ho mai
realmente studiato spagnolo! In Italia, prima di partire ho visto qualche film con i sottotitoli, mentre una
volta ogni tanto, leggevo qualcosa di grammatica. Quando sono arrivato ero una frana, non riuscivo ad
organizzare la frase più semplice e conoscevo circa 20 di parole. Ho imparato a parlare spagnolo sul posto,
sono arrivato 2 mesi prima di iniziare il tirocinio e vivendo tra gli spagnoli ho costruito la mia competenza
linguistica. Inoltre i colleghi di tirocinio e i professori mi hanno sempre sostenuto molto, aiutandomi con
l’inglese quando mi mancavano i termini.

Per qualsiasi domanda potete scrivermi al mio indirizzo mail: emilio.ruffolo@posteo.de

Vi lascio anche il sito della ULatina: http://www.ulatina.ac.cr/oferta-academica/facultades/ciencias-de-lasalud/
licenciatura-en-psicologia-sede-en-san-pedro; e il blog della scuola di psicologia dove sono presenti
tutti i contatti: https://psicologiaulatina.wordpress.com.

Que la vaja muy bien todos.

Emilio Ruffolo

Cecilia Pecchioli

Lascia un commento