Ma tutto questo in cosa potrebbe trasformarsi tra qualche mese?
Lo stress di una catastrofe
L’esposizione ad un episodio violento, catastrofico e traumatico nel quale hanno perso la vita centinaia di persone tra cui i propri familiari, avvertendo una grande minaccia di morte può provocare un disturbo ben noto in psichiatria, detto Disturbo Post–Traumatico da Stress (DPTS). Tale disturbo, che rientra nella classificazione dei disturbi d’ansia, fa riferimento ad eventi traumatici che includono:
- disastri naturali (es. terremoti, alluvioni, ecc.)
- disastri provocati (come ad es esplosioni)
- aggressione personale violenta (attacco fisico, violenza sessuale, scippo, rapina)
- guerra (combattimento militare, detenzione in carcere militare o campo di concentramento, tortura, bombardamento)
- rapimento
- attacco terroristico
- incidente automobilistico
- ricevere diagnosi di malattia grave e mortale
La definizione diagnostica del DPTS ed il riconoscimento di una certa frequenza di disturbi da stress correlati ad eventi traumatici risale agli anni ’60, grazie agli studi sugli effetti psicologici invalidanti che la Guerra in Vietnam ebbe sui reduci ed alle ricerche effettuate con i sopravvissuti alle persecuzioni naziste. In realtà da sempre si riconosce il fatto che l’essere umano, di fronte a situazioni particolarmente traumatiche, reagisce in modo caratteristico.
Già con la nascita della ferrovia, ai primi dell’Ottocento, si parla di “colonna vertebrale da ferrovia” per sottolineare il rapporto tra le reazioni psicologiche (a seguito dei numerosi incidenti) e i danni alla colonna vertebrale. Ai tempi della Prima Guerra Mondiale l’attenzione era pressoché rivolta ai danni fisici (sistema nervoso) causati dallo “shock da granata”, anche se alcune fonti riportano casi di soldati non coinvolti direttamente in battaglia con gli stessi sintomi di chi invece aveva sperimentato personalmente lo shock dell’esplosione: venivano per questo accusati di vigliaccheria.
Il concetto di “sindrome post traumatica” compare invece all’epoca della Seconda Guerra Mondiale (Kardiner, 1941; Grinder e Spiegel, 1943) altresì definita nevrosi da guerra, per identificare quelle persone che, dopo il trauma, presentavano irritabilità, iper-eccitabilità, comportamenti aggressivi e frequenti pensieri legati al trauma.
Sintomi del Disturbo Post-Traumatico da Stress
Le reazioni caratteristiche di un’esposizione ad un evento traumatico, come è stato appunto il terremoto in Abruzzo, vengono così elencate:
- sperimentare una paura molto intensa e persistente
- sentirsi continuamente inermi ed impotenti
- provare sentimenti di orrore
Nei bambini tali reazioni si presentano sotto forma di comportamento decisamente ansioso e disorganizzato, a volte aggressivo.
In base a questi criteri emerge la necessità di tenere in debito conto le differenti modalità individuali di reagire ad un trauma, oltre al fatto che anche i bambini possono soffrire di DPTS. Ogni reazione soggettiva viene analizzata anche in termini oggettivi (in base alle caratteristiche del trauma, quali l’imprevedibilità, l’intensità, le conseguenze, ecc.). Più un trauma è grave e persiste nel tempo, più intense e durature saranno le conseguenze sull’individuo.
Per capire se il terremoto ha causato una reazione tipica da DPTS si devono avere i seguenti sintomi:
- la persona tende a “rivivere” l’evento traumatico, ad esempio attraverso ricordi ed immagini ricorrenti dei momenti successivi alla scossa, ricordi che sopraggiungono anche in modo intrusivo, quasi contro la propria volontà.
- potrebbero essere presenti anche dei sogni ricorrenti, degli incubi in cui l’individuo rivive particolari scene dell’evento traumatico (mentre i bambini possono fare sogni molto spaventosi ma senza un contenuto riconoscibile).
- i sogni dei bambini più piccoli possono trasformarsi in incubi indefiniti, pieni di mostri e minacce per sé o per altri.
- sono riportati casi in cui alcune persone, improvvisamente, perdono il contatto con la realtà e seppur svegli iniziano a comportarsi, per qualche istante, come se si trovassero proprio sul luogo della tragedia (flashback), arrivando a provare un disagio ed un terrore molto intensi.
- anche i bambini possono comportarsi come se il terremoto si stesse ripresentando (rappresentazioni ripetitive del trauma)
- sia i grandi sia i più piccoli quando vengono esposti a qualcosa che in qualche modo (reale o simbolico) assomiglia al terremoto reagiscono provando un intenso disagio psicologico, oppure manifestando reattività fisiologica (difficoltà ad addormentarsi o insonnia, irritabilità, difficoltà a mantenere la concentrazione, ipervigilanza ed esagerate risposte d’allarme. Ad es. un caso tipico potrebbe essere rappresentato da reazioni di estrema ansia in un bambino o adulto di fronte ad un Vigile del Fuoco in uniforme, anche dopo due mesi dal terremoto).
- la persona che soffre di DPTS generalmente tende ad evitare il più possibile tutto ciò che viene associato al trauma: si sforza di dimenticare, cerca di scacciare i ricordi dei momenti successivi alla scossa, evita il più possibile di parlarne
- a volte possono manifestarsi delle vere e proprie amnesie per alcuni particolari legati al terremoto: è questo un tipico risultato dell’evitamento. A questo può essere correlata una certa difficoltà a provare e/o esprimere le proprie emozioni (anestesia emozionale). Queste persone spesso lamentano di sentirsi fredde, distaccate, disinteressate agli altri, apatiche.
- il futuro viene percepito in modo molto negativo, quasi senza speranza. La persona tendenzialmente evita di pensare a progetti lavorativi o familiari, un po’ come se il tempo si fosse congelato. Nei bambini questa mancanza di prospettive future può manifestarsi attraverso giochi, disegni o espressioni verbali che rimandano all’idea che non riusciranno a diventare grandi come gli adulti, che manchi il tempo necessario.
Quando può esordire il DPTS?
Le reazioni che abbiamo descritto possono manifestarsi quasi subito, anche se molti casi di DPTS esordiscono anche mesi o anni dopo l’evento traumatico. Mediamente la comparsa dei primi sintomi si registra a partire dal secondo o terzo mese successivo al trauma. Essendo il terremoto in Abruzzo datato 6 aprile, sarebbe consigliato porre particolare attenzione alle reazioni di tutte le persone coinvolte, in un’ottica preventiva. La sensazione di grande agitazione, di panico, la difficoltà a concentrarsi ed a continuare serenamente le proprie attività sono da considerarsi normali se si verificano fino a 1 o 2 settimane dall’evento traumatico. Tutte le persone, adulti o bambini, possono presentare questo disturbo a qualsiasi età.
Cosa succede quando una persona soffre di DPTS?
Questo tipo di disturbo può interferire notevolmente sia sul presente che sul futuro della persona colpita. Chi ne soffre può diventare sempre più ritirato e isolato. Vivere sentendosi costantemente minacciati diventa molto stressante, al punto da interferire pesantemente sulle proprie relazioni familiari e sociali. La paura e l’incertezza divengono compagne di vita, sempre presenti, ed accompagnano ogni scelta quotidiana. Nei casi più gravi si potrebbe assistere anche a comportamenti autolesivi, tentativi di suicidio o altri comportamenti impulsivi. Alcune persone con DPTS manifestano anche reazioni di tipo dissociativo, paranoie e allucinazioni.
Frequenti sono le associazioni tra DPTS e Depressione, oppure Disturbo di Panico. In generale chi ha vissuto un trauma, come appunto gli sfollati dell’Abruzzo, e manifesta i sintomi caratteristici del DPTS può sviluppare disturbi psichici anche se in precedenza non ne ha mai sofferto. Ovviamente alcune persone sono più vulnerabili di altre, specie se predisposte a sviluppare malattie psichiche. Solitamente viene diagnosticato il DPTS quando la persona manifesta sintomi psicologici e fisiologici che prima del terremoto non aveva.
Possiamo affermare che un trauma come il terremoto in Abruzzo lascia dei “segni” molto profondi nella persona, al punto che questa potrebbe continuare a sentirsi minacciata per anni, comportandosi in modo vigile ed ansioso anche di fronte a pericoli poco significativi, che in precedenza avrebbe ignorato. E’ chiaro che la presenza di continue scosse di assestamento rende le cose ancor più difficili.
Una volta passato il pericolo queste persone potrebbero diventare depresse, apatiche e tendono ad isolarsi, e se tale disturbo non venisse curato i sintomi potrebbero durare decenni. Ancora oggi, ad esempio, molti sopravvissuti all’Olocausto soffrono di numerosi disturbi d’ansia: alcuni di loro sono riusciti a parlare per la prima volta della loro esperienza dopo 40 anni, quando hanno iniziato a sentire che la vecchiaia e la morte si stava avvicinando. Stesso dicasi per tutte le vittime dei terremoti che in questi decenni hanno flagellato l’Italia: le immagini trasmesse dall’Abruzzo in queste settimane hanno probabilmente riacceso ansie e paure talmente intense, quasi il terremoto fosse successo ora.
Cosa fare se siete stati colpiti dal terremoto, oppure se siete i parenti o gli amici degli sfollati
Abbiamo visto che chi è stato colpito dal terremoto può sviluppare un Disturbo Post-Traumatico da Stress anche dopo diversi mesi. Chi soffre di questo disturbo si sente sovreccitato, molto teso, tende ad allarmarsi con facilità, è insonne o comunque dorme molto male, ha continui incubi e manifesta dei flashback legati al momento della scossa (oppure ai momenti successivi, soprattutto se ha scoperto di aver perso un familiare). Infine, tende ad evitare il più possibile luoghi, persone che ricordano il terremoto, o semplicemente preferisce non parlarne.
Chiedete al vostro familiare o al vostro amico se sta dormendo, come si sente, se piange spesso, se prova molta rabbia oppure se si sente in colpa per essere sopravvissuto. Se pensate che questa persona, adulto o bambino, potrebbe sviluppare un disturbo simile al DPTS potete rivolgervi all’Ordine degli Psicologi dell’Abruzzo (http://www.ordinepsicologiabruzzo.it/pagina0_home-page.html) oppure mandate una mail apsicologiaemergenzaabruzzo@yahoo.it. Attraverso il supporto psicologico potrete iniziare a lavorare sugli aspetti traumatici di una vicenda simile: il DPTS infatti si sviluppa soprattutto in quelle persone che non riescono a trovare un senso in quanto successo, e i terremoti, essendo catastrofi naturali inaspettate ed incontrollabili, appartengono a quei traumi in cui il processo di elaborazione potrebbe fallire. Queste persone potrebbero peggiorare proprio a causa dell’impossibilità di trovare un senso, ovvero una spiegazione razionale di quanto accaduto.
Il DPTS dello spettatore
Anche chi ha seguito da casa le fasi del terremoto in Abruzzo potrebbe sviluppare un vero e proprio disturbo psicologico? L’11 settembre 2001 le dirette televisive hanno riproposto lo schianto degli aerei contro le Torri Gemelle fino allo sfinimento: l’onda emotiva che ne è scaturita ha lasciato segni profondi in ognuno di noi. Dopo l’attacco al WTC molte persone in tutto il mondo provano un disagio notevole quando prendono un aereo, un ascensore dentro un grattacielo, oppure quando si trovano per vari motivi a spasso per le metropoli. Dall’11 settembre in tutti noi l’ipotesi di un attacco terroristico vicino a casa si è fatta decisamente più concreta e meno cinematografica. Da quel giorno le cifre della strage americana hanno scandito i passi che ci separano da una Spiegazione con la S maiuscola. Forse anche noi, dopo un mese dal terremoto in Abruzzo, ci corazziamo calcolando le cifre di questo disastro, unico modo a nostra disposizione per trovare un significato ad una situazione così spaventosa.
Ma quanti saranno gli abruzzesi che soffriranno di Disturbo Post-Traumatico da Stress?
Dott. Daniel Bulla