Intervista a Marco Schneider sull’associazione GPL

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L’attività “istituzionale” deve però essere accompagnata anche dal tentativo di mettere in comunicazione i singoli soggetti ora disgregati. Per questo è necessaria la creazione di un sistema che garantisca ed implementi sempre più una rete di informazioni, stimoli, proposte ed indicazioni fruibile per tutti noi giovani psicologi, che ci permetta di orientarci, di comunicare e, in ultima analisi, di non sentirci soli nell’affrontare sia le difficoltà insite nel nostro lavoro sia le difficoltà nella possibilità di svolgerlo. Inoltre l’associazione si impegna a fornire ai propri iscritti una serie di percorsi formativi in grado di supportare il giovane psicologo nel compito di “inventarsi” un lavoro. Se un tempo si trovava una occupazione tramite concorsi pubblici, adesso le cose sono cambiate. Il lavoro occorre crearselo con i mezzi oggi a disposizione: costituendo associazioni, cooperative, proponendo progetti per ottenere finanziamenti, promuovendosi su internet. Paradossalmente oggi se non si è presenti nel virtuale non si esiste nemmeno nel mondo reale. Perché ormai si cerca tutto su internet e anche il giovane psicologo ha bisogno di sapere come conquistarsi una vetrina in questo nuovo mondo.

Che cosa vuol dire essere Giovani Psicologi oggi?
Siamo dell’idea che la condizione di “giovane”, anche per la nostra categoria, non vada intesa come un “minus” o una limitazione da “scontare” nell’attesa che passi e che si divenga “grandi, maturi e abili”. Crediamo, infatti, che in quanto giovani psicologi abbiamo cose specifiche da dire, che abbiamo un nostro modo per farlo e che questo modo possa essere utile a tutti: tanto alla comunità scientifica quanto alla società civile. La sfida è ora quella di riconsiderare i giovani non solo come target (economico, da formare, quali utenti e/o consumatori, ecc.) ma soprattutto come risorsa per l’evoluzione e il progresso. Questo a maggior ragione nel settore della psicologia, che chiamerà a una sempre maggiore flessibilità delle competenze professionali e dei settori di occupazione.
Certo, qualcosa in questo periodo mi pare si stia iniziando a muovere, specie in ambito istituzionale: ad esempio le iniziative dell’ordine lombardo sugli sportelli di orientamento e le proposte di riforma legislativa (la Legge Bersani in qualche modo pare pensata anche per i giovani professionisti). Tuttavia questo è ancora poco e la possibilità per tutti noi giovani psicologi di fare capo ad un organo politico, istituzionale ma anche operativo e pratico specificamente a noi dedicato è un’emergenza che non può più attendere. In una società moderna se vogliamo stare al passo con i tempi e con la concorrenza di altre professionalità, dobbiamo costruire insieme un luogo dove portare le nostre istanze e vederle ascoltate, accolte e trasformate in azioni concrete.

Come avete intenzione di muovervi a breve termine?
Innanzi tutto dobbiamo parlare ai nostri colleghi, farci conoscere, creare uno “spirito di gruppo”. Ci rendiamo conto che questo è un obiettivo impegnativo ma lo ritengo fondamentale perché in questi anni ho parlato con molti giovani colleghi, ricevendo da tutti la medesima affermazione: “Mi sento solo”. Solo nel gestire la professione, le difficoltà nel lavoro con l’utenza o con i clienti, solo nel promuovermi, nel capire che direzione prendere, come farmi conoscere e anche a chi chiedere aiuto o consiglio. L’Associazione deve innanzitutto fare un grande sforzo per proporsi, per portare a quanti più colleghi possibile la sua “mission”, ovvero che è possibile fare meglio e farlo non da soli. Saremo efficaci se sapremo portare positività, se saremo di aiuto nel vincere una sorta di pessimismo diffuso tra i colleghi circa questi argomenti. Lo dico perché in molti abbiamo percepito una specie di rassegnazione, una sorta di “impotenza appresa” dovuta probabilmente a una mole molto alta di frustrazioni ricevute e a un forte senso di solitudine.

Nel concreto, che cosa farete precisamente?
Come prima cosa creeremo un elenco di soci indicando dove lavorano, i loro talenti, i riferimenti e i loro progetti. Ognuno sarà accessibile
dagli altri soci e anche da visitatori esterni. Secondo strumento fondamentale sarà il nostro sito internet, luogo principale per dare la possibilità a tutti di parlare, scrivere, proporre e condividere esperienze ed apprendimenti. E’ così che potremo renderci visibili e farci conoscere dai colleghi e dall’esterno.
Terzo punto: dopo aver chiesto a tutti i soci quali sono le loro urgenze e priorità, prenderemo contatti con le Istituzioni della comunità scientifica e della società civile, interfacciandoci con gli amministratori e con la “politica”, per fare presente chi siamo, cosa sappiamo fare, di cosa abbiamo bisogno per crescere, migliorare ed essere ancora più utili. Realizzeremo anche corsi (per esempio di preparazione all’esame di stato o su come promuoversi) e creeremo le condizioni affinché l’Associazione possa effettivamente rappresentare un luogo ove confrontarsi, dialogare, rispondersi, aiutarsi e lavorare insieme. Si potrà scrivere e pubblicare lavori, idee, riflessioni, ricerche ma creeremo anche momenti di aggregazione ludici e sportivi perché il lavoro non è tutto nella vita e perché è spesso attraverso momenti informali che si stringono collaborazioni e sodalizi professionali estremamente importanti.


Entro quando contate di realizzare questi primi obiettivi?
Speriamo entro il 2007 di iniziare in modo importante a perseguire i nostri obiettivi, che sono molti e ambiziosi. Parleremo a tutti i Giovani Psicologi della Lombardia tenendoli frequentemente aggiornati sugli sviluppi e obbiettivi raggiunti. Per fare questo abbiamo però bisogno del sostegno di tutti. Inizialmente economico perché più iscritti saremo maggiore “peso” politico e capacità di farci sentire avremo. Noi dell’Associazione contiamo di diventare diverse migliaia di soci. Lasciamo dire, “per diventare grandi, innanzitutto nel numero”.

Che bisogno c’era di un’altra associazione di psicologi quando c’è già un ordine apposito? In cosa si differenzia?
Non è nostro interesse diventare “competitor” dell’ordine, anzi ci sentiamo parte della comunità degli psicologi della Lombardia che è rappresentata dall’ordine.
Vogliamo diventare un interlocutore dell’ordine come di tutte le istituzioni sensibili, con l’obiettivo di sollecitare, proporre, dare pareri su tutto ciò che concerne il mondo della psicologia in Lombarda. In questo senso l’Associazione vuole essere una risorsa per tutti, ordine e istituzioni in testa. Il nostro compito almeno per la parte più “istituzionale” sarà quello di far sentire la nostra voce, di portare i nostri bisogni e il nostro spirito nelle istituzioni. E poi siamo diversi anche da tutte le altre associazioni di psicologia, con le quali intendiamo prendere contatti e dialogare. Noi siamo i giovani psicologi e quindi siamo con tutti ma diversi da tutti e sempre dalla parte dei giovani. Questa è la nostra identità, la nostra forza.

Cecilia Pecchioli

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