Fondo Atlante2 ed ENPAP: cosa sta succedendo?

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Questi caldi giorni di Agosto sono resi ancora più “bollenti” dalla spinosa questione che vede coinvolto il nostro Ente Previdenziale, ENPAP, assieme alle Casse di previdenza private delle altre professioni.

Come ben saprete, il nostro sistema bancario sembra vivere da tempo un momento di difficoltà e sempre più frequentemente è posto sotto la lente d’ingrandimento da parte dell’Unione Europea, dal Fondo Monetario Internazionale e dalle principali Agenzie di Rating.

Inoltre eventi di politica internazionale e nazionale hanno reso i mercati azionari molto più instabili e imprevedibili rispetto al passato cosicché gli Istituti bancari del nostro Paese, che già vivevano una situazione di sofferenza economica, oggi, come è noto dai numerosi servizi giornalistici andati in onda sulle principali televisioni, rischiano di “saltare”.

Nei primi mesi del 2016 è stato stanziato il Fondo Atlante, un fondo d’investimento alternativo (cioè costruito grazie al denaro di enti privati ovvero: fondazioni bancarie, grandi banche italiane, casse depositi e prestiti e altri finanziatori) finalizzato al sostegno delle banche italiane nelle proprie operazioni di ricapitalizzazione e alla gestione dei crediti in sofferenza del settore.

Il Fondo Atlante è stato realizzato, di fatto, attraverso gli investimenti di numerosi Istituti Bancari e di Compagnie Assicurative, con un rendimento atteso del 6% annuo.

Visto l’apprezzamento che tale manovra ha suscitato a livello internazionale, è nata la proposta di Fondo Atlante2, destinato anch’esso a garantire un flusso di liquidità che possa permettere il risanamento delle sofferenze bancarie ad uno spettro più ampio di Istituti in difficoltà.

Questo fondo alternativo si costruirebbe allargando la richiesta di investimento anche alle Casse previdenziali private, tra cui rientra ovviamente l’ENPAP.

Il nostro Governo, nonostante la promessa che “i cittadini non pagheranno gli errori delle banche”, pare stia chiedendo proprio questo. Noi cittadini (perché noi, come tutti gli altri professionisti, fino a prova contraria siamo cittadini) dovremmo usare i soldi destinati ai nostri fondi pensionistici per aiutare le banche in sofferenza.

Partiamo da un presupposto fondamentale: l’ENPAP, come ogni altra Cassa Previdenziale, si pone quale “obiettivo primario ed esclusivo quello di erogare prestazioni previdenziali ed assistenziali, a favore dei propri iscritti, dei loro familiari e superstiti, ai sensi dell’art.3 dello Statuto, attraverso una efficiente gestione delle risorse affidate” (art.3 Regolamento per la gestione del patrimonio).

La gestione delle risorse (ovvero dei soldi che ogni anno versiamo) prevede la possibilità di forme di investimento “nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia di investimento delle risorse finanziarie degli enti previdenziali e in ogni caso improntati ai criteri di prudenza, responsabilità e valutazione dei rischi della gestione del patrimonio” (art.5 Regolamento per la gestione del patrimonio)

La richiesta di Fondo Atlante2 viene definita come “un’operazione di mercato, preordinata al rafforzamento del Sistema Paese nel suo complesso”. Ma, a detta di esperti del settore finanziario, questo investimento risulta essere decisamente troppo rischioso. Utilizzare i soldi degli Psicologi (e di altre categorie professionali) per recuperare crediti inesigibili degli Istituti bancari in sofferenza è un’operazione che impone il rischio di una perdita patrimoniale secca di fondi versati dai professionisti per uno scopo totalmente diverso.

Ad oggi numerose Casse Previdenziali hanno già espresso la loro posizione (contraria) mentre il nostro Ente sta ancora valutandone i rischi e le possibilità.

In qualità di Associazione che si pone, tra i suoi obiettivi, la tutela dei Giovani Psicologi Lombardi (e non solo!), sentiamo il dovere di esprimere la nostra preoccupazione e perplessità rispetto a tale operazione.

Ogni giorno ci rapportiamo con giovani colleghi che vivono condizioni di grande precarietà, privi di un reale accesso o di una concreta stabilità lavorativa, obbligati comunque a versare ogni anno quote ingenti nella illusione di avere una pensione dignitosa in futuro (speranza piuttosto scarsa per gli under 45).

Il nostro futuro va tutelato, specialmente in questo momento storico fatto di incertezze. Chiedere che si contribuisca alla crescita e al sostegno del Paese quando, ad oggi, non esiste una politica responsabile e attenta sia da parte del Governo che del sistema bancario rispetto alle professioni, soprattutto nelle loro forme più giovani, risulta essere alquanto paradossale.

Ci troviamo quindi d’accordo con quanto dichiarato dal Presidente di ADEPP (Associazione degli Enti Previdenziali Privati): “Il patrimonio che abbiamo non è costituito da risparmi che gli iscritti ci hanno dato volontariamente e fiduciariamente. Sono contributi obbligatori, versati per pagare prestazioni di rango costituzionale. Per questo non possiamo destinarli a qualsiasi impiego: dobbiamo avere una legittima e ragionevole aspettativa di redditività”.

Ad oggi pare non sussistano tali precondizioni, il rischio continua a risultare eccessivo: investire il denaro che (spesso faticosamente) versiamo per le nostre pensioni in un’operazione che risulta essere estremamente rischiosa e senza garanzie di successo, è alquanto preoccupante.

Giovani Psicologi Lombardia confida nella serietà e nella professionalità del proprio Ente Previdenziale. Siamo certi che ENPAP, così come hanno fatto molte altre Casse previdenziali private, opterà per una tutela dei propri iscritti (e del relativo patrimonio versato) rispettando, di fatto, la propria mission statutaria.

Cecilia Pecchioli

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