Gruppo OISE: Come può un adulto accorgersi che un figlio sta vivendo un rapporto difficile con il cibo? Ci sono dei comportamenti sentinella cui prestare attenzione?
Dott.ssa Genchi: Prima di tutto occorre fare una doverosa premessa rispetto ai disturbi del comportamento alimentare in età evolutiva e adolescenziale. Infatti, se è ben tristemente nota l’incidenza di anoressia e bulimia nei ragazzi, poco si sa e si studia un altro disturbo del comportamento alimentare: il BED (binge eating disorder – disturbo dell’alimentazione incontrollata) che colpisce una percentuale che oscilla intorno al 30% dei bambini e ragazzi obesi.
Infatti l’obesità di per sé, non può essere considerata un disturbo del comportamento alimentare. Tuttavia, se tale condizione non è semplicemente il frutto di una alimentazione non corretta e di scarso movimento ma causata da abbuffate spesso reattive a stati dell’umore, siamo di fronte a un vero e proprio disturbo del comportamento alimentare.
I comportamenti più frequenti sia nei bambini che nei ragazzi che soffrono di tale disturbo sono il mangiare di nascosto occultandone le prove (carte e pacchetti di cibo vuoti). Spesso può capitare che il ragazzo o la ragazza sottraggano dei soldi da casa per comprarsi da mangiare.
Sicuramente sia per l’anoressia che per l’obesità il corpo lancia un potente segnale: la perdita e l’aumento di peso sono di solito molto visibili.
Per quanto riguarda la Bulimia, invece, il peso spesso rimane invariato, mentre a segnalare il problema vi sono comportamenti quali: andare in bagno subito dopo aver mangiato, fare eccessivo esercizio fisico, stare sempre in piedi.
Il cambio di carattere e il chiudersi in se stessi, invece, non sono dei chiari segnali di patologia ma comportamenti tipici e necessari per superare la “crisi” adolescenziale.
Se si ha il sospetto che proprio figlio possa avere un rapporto “malato” con il cibo, occorre rivolgersi a centri specializzati in cui lavori una equipe multidisciplinare (medico, dietista, psicologo…).
Gruppo OISE: La prevenzione dei DCA in età evolutiva è utile? Su quali dimensioni e in che modo può avere senso intervenire a livello preventivo?
Dott.ssa Genchi: La prevenzione serve sicuramente a vari livelli. Per quel che riguarda l’obesità sarebbe utile intervenire anche con i bambini delle elementari. Il sovrappeso, infatti, causa spesso isolamento sociale e difficoltà di rapporto con i coetanei: problematiche che possono influenzare il rendimento scolastico e la serenità del bambino.
Inoltre “diete fai da te” e frequenti fallimenti nei tentativi di perdere peso possono incidere sull’insorgenza di un vero e proprio disturbo del comportamento alimentare sia di natura restrittiva (“Non mangio più”) sia di alternanza tra fasi di digiuno e fasi di “abbuffate”.
Un buon intervento preventivo dovrebbe, inoltre, coinvolgere in qualche modo anche i genitori, specie se si tratta di un intervento fatto alle elementari o alle medie.
Dovrebbe oltretutto essere attuato da diverse figure professionali: se la componente psicologica è importante ed è quindi utile lavorare con le famiglie sui messaggi veicolati attraverso il cibo, occorre dare anche delle corrette informazioni mediche e dietologiche.
Spesso la non conoscenza del problema genera sia la sottovalutazione che la sopravvalutazione dello stesso, con il rischio di vedere problemi dove non ci sono e creare tutta una serie di comportamenti “patologizzanti”.
Sarebbe utile attuare interventi preventivi con e attraverso gli insegnanti e quanti lavorano insieme ai ragazzi (penso agli allenatori sportivi ad esempio), i quali potrebbero essere un valido aiuto nel segnalare alle famiglie eventuali comportamenti preoccupanti nei figli.
Gruppo OISE: E’ difficile o facile la terapia con i soggetti affetti da DCA?
Dott.ssa Genchi: Come tutte le terapie la complessità dell’intervento varia a seconda di diversi fattori: più il disturbo ha una lunga storia, maggiore è la difficoltà e la durata della terapia. Intervenire su un disturbo appena insorto dà sicuramente più garanzie di successo ed ha tempi più ridotti. Purtroppo la maggior parte delle famiglie che hanno un figlio con DCA spesso peregrinano di struttura in struttura collezionando svariati fallimenti che vanno a peggiorare non solo i vissuti della famiglia stessa, che si sente senza speranze, ma anche la capacità di collaborare con gli operatori e dare loro fiducia.
Le ricerche riportano che la maggior parte degli adulti affetti da obesità e che intraprendono una dietoterapia, dopo cinque anni riprendono il peso; la percentuale diminuisce se accanto alla dieta viene attuato anche un supporto psicologico. Per i bambini ed adolescenti le statistiche sono un po’ più favorevoli, anche se la maggior parte dei successi avviene là dove sono stati coinvolti attivamente i genitori.
Gruppo OISE: Sta cambiando l’età di insorgenza del disturbo? A che età si rivolgono al vostro servizio i ragazzi?
Dott.ssa Genchi: Si sta abbassando sempre di più l’età di insorgenza di tutti i disturbi alimentari (anoressia, bulimia e BED) e negli anni si assiste ad un aumento dell’incidenza anche nella popolazione maschile.
Se prima infatti erano soprattutto le ragazze ad essere colpite da anoressia e bulimia, attualmente c’è un costante aumento, specie di casi di bulimia nei maschi. Anche i Mass Media quando trattano l’argomento fanno riferimento solo alle ragazze, quindi succede molto di frequente che i maschi colpiti da DCA giungano dagli specialisti anche molti anni dopo l’insorgenza dei sintomi, con le ovvie conseguenze negative.
Il nostro servizio sia in ambito ospedaliero che in regime di Day Hospital si occupa di bambini e adolescenti. Tuttavia la maggioranza delle persone che si rivolgono per anoressia e bulimia hanno un’età compresa tra i 12 e i 18 anni, la presa in carico va dal ricovero ospedaliero (là dove le condizioni di salute lo impongono) ai day hospital riabilitativi.
Per obesità e BED, invece, l’età scende: si va dai 7 ai 18 anni. Anche in questo caso esiste sia il trattamento ospedaliero che di day hospital.
Gruppo OISE: Quale la migliore presa in carico per i DCA in età evolutiva?
Dott.ssa Genchi: Come già accennato in precedenza occorre una presa in carico multidisciplinare (medico, dietista, psicologo, insegnante isef). Tutti gli specialisti coinvolti nel trattamento devono ovviamente lavorare in equipe; mantenendo un continuo contatto e scambio di informazioni. Imprescindibile è inoltre il lavoro con le famiglie.
Per informazioni sulle attività OISE, www.progetto-oise.it, telefono 327-328.75.37